mercoledì 28 ottobre 2009

L'ignoranza è forza

In Italia, sebbene fossero presenti in diverse università italiane alcuni importanti sociologi, la prima facoltà di sociologia venne aperta soltanto nel 1962 a Trento. Per la prima volta in Italia non solo si dedicava a questa scienza una facoltà a sé stante, ma si permetteva l'iscrizione anche a quegli studenti che avessero ottenuto il diploma presso un istituto tecnico.
Numerosi studenti arrivarono a Trento da tutta Italia, richiamati dalla novità degli insegnamenti proposti e da un titolo di studio che si presentava come uno strumento indispensabile per la comprensione delle moderne società complesse. La vivacità culturale data dall'incontro di studenti provenienti da tutto il paese portò l'Università di Trento ad essere uno dei centri della contestazione studentesca del '68 oltre che del movimento femminista italiano.
A Trento, ben presto, la Facoltà di Sociologia divenne un laboratorio teorico in grado di "svecchiare" la cultura accademica e politica italiana, attraverso i primi corsi su Marx, Charles Wright Mills, ma soprattutto sulla teoria critica francofortese con Adorno, Marcuse, Benjamin. Ed ancora, l'antropologia di Ruth Benedict, il sorgere del femminismo.
Alla cattedra di Istituzioni sedeva allora Francesco Alberoni che a Trento sviluppò e pubblicò la sua teoria dei movimenti collettivi in Statu Nascenti; mentre a Franco Fornari spettavano i corsi di psicoanalisi.

L'evoluzione della Facoltà di Sociologia di Trento è anche emblematica del ruolo che il sociologo occupava nell'immaginario collettivo italiano degli anni sessanta. Si riteneva che la sociologia, più che uno strumento di interpretazione scientifica della società, fosse in realtà uno strumento per il cambiamento della società stessa. (corsivo nostro).

In grado di unire una puntuale osservazione dei fenomeni sociali con una vocazione critica e trasformativa della società, Trento costituiva un territorio fertile per studenti impegnati politicamente, visionari, intellettuali e leaders politici.

A Trento si laurearono Alexander Langer, Mauro Rostagno, Marco Boato, Enzo Rutigliano, Paolo Sorbi, Pier Luigi Celli, Mara Cagol, vi insegnarono inoltre Norberto Bobbio, Beniamino Andreatta, Franco Ferrarotti, Achille Ardigò, Giorgio Braga, Ivan Illich, Romano Prodi, Mario Draghi, Gian Enrico Rusconi e Chiara Saraceno.
Nel maggio del 1965 gli studenti di quello che si chiamava ancora Istituto superiore di scienze sociali, occuparono per la prima volta la facoltà per protestare contro il progetto di trasformare l'Istituto in una facoltà di Scienze politiche autorizzata a rilasciare una laurea ad indirizzo sociologico. In quegli anni, chi era appositamente venuto a Trento per studiare sociologia, voleva ottenere una laurea in sociologia senza ulteriori caratterizzazioni che ne limitassero la peculiarità.


In seguito questo indirizzo fu seguito in molte città d'Italia, tra cui Bologna, e la sociologia iniziò il suo cammino, che seguì la progressiva involuzione della societa.



"La Neolingua era distinta da quasi tutte le altre lingue dal fatto che il suo vocabolario diventava ogni giorno più sottile invece di diventare più spesso. Ogni riduzione rappresentava una conquista, perché più piccolo era il campo della scelta e più limitata era la tentazione di lasciar spaziare il proprio pensiero. Si sperava, da ultimo, di far articolare il discorso nella stessa laringe, senza che si dovessero chiamare in causa i centri del cervello”.

George Orwell, 1984

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