giovedì 27 agosto 2009

Fabrizio De André



L'album del debutto è Tutto Fabrizio De André (1966, ristampato due anni dopo con il titolo di La canzone di Marinella sotto un'altra etichetta e riportando una diversa copertina), una raccolta di alcune delle canzoni che sino ad allora erano state edite solo in 45 giri, seguita da Volume I (1967), Tutti morimmo a stento (1968), Volume III (1968), Nuvole barocche (1969); quest'ultimo è la raccolta dei 45 giri del periodo Karim esclusi da Tutto Fabrizio De André


Curioso come siano numerosi in questa voce di Wikipedia le annotazioni "senza fonte", riservate di solito a quanto non "organico".

Fabrizio De Andrè, come ha colto Aldo Grasso, non a caso ligure anch’egli, sul Corriere della Sera, è stato il cantore della Morte. Della morte e anche dell’amore ma solo in quanto conduce a morte. De Andrè era affascinato, attratto ossessionato dal fantasma, sempre presente della morte e la “Nobile Signora” è protagonista in quasi tutte le sue canzoni, specialmente quelle del periodo giovanile: da “Inverno” (“Sale la nebbia dai camposanti”) a Marinella (lei scivolata nel fiume), alla “Ballata del Michè” (lui si è impiccato) a “Geordie” (sarà impiccato) a “Leggenda a Natale” (lui la seduce e lei ne muore) a “La ballata dell’amore cieco” (lui si uccide per lei, indifferente) a “La canzone dell’amore perduto” (“Ma più del tempo che non ha età siamo noi che ce ne andiamo”) a “La città vecchia” (“Ci sarà allegria anche in agonia col vino forte, porterà sul viso l’ombra di un sorriso anche fra le braccia della morte”) a “Si chiamava Gesù” (per la morte, senza resurrezione, di Cristo) a “La guerra di Piero” (“Ninetta mia crepare di maggio ci vuole tanto, troppo coraggio, Ninetta bella diritto all’inferno avrei preferito andarci d’inverno”) a “La ballata dell’eroe” (che è morto inutilmente) a “Fila la lana” (lui non tornerà dalla Crociata) a “Il re fa rullare i tamburi” (“La Regina ha raccolto dei fiori, la Regina ha raccolto dei fiori e il profumo di quei fiori ha ucciso la marchesa”) a “Caro amore” (“e il sole e il vento e i verdi anni si rincorrono cantando verso il novembre cui ci stan portando”) a “Delitto di paese”, a “Preghiera in gennaio” (per Tenco suicida e per tutti quelli che si son tolti la vita “perché dei suicidi non hanno pietà”) a “La morte”.


Massimo Fini

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