giovedì 12 gennaio 2012

Mostra internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro




Nelle prime quattro edizioni la Mostra divenne una sorta di punto di riferimento mondiale del rinnovamento cinematografico, con la partecipazione tra gli altri di Joris Ivens, Roberto Rossellini, Cesare Zavattini, Jean-Marie Straub, Bernardo Bertolucci, Jonas Mekas, Jerzy Skolimowski, Jean-Luc Godard, Pier Paolo Pasolini, Glauber Rocha; tra i più di cento film presentati nel quadriennio 1965-1968 figurano quasi tutti i maggiori risultati della Nová Vlna cecoslovacca, molti titoli del nuovo cinema di Budapest, del cinema sovietico, polacco, romeno e tedesco-democratico meno conformista, del già più libero cinema iugoslavo come del più innovativo cinema del mondo occidentale (con film dal Canada e dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna ma anche dalla Grecia, dal Belgio e dai Paesi scandinavi, non senza qualche titolo ‘di opposizione’ alle due dittature iberiche) con particolare riguardo al cinema francese della Nouvelle vague e dintorni, film dall'Oriente (soprattutto giapponesi, ma anche iraniani) e un nutrito gruppo di latinoamericani; oltre naturalmente, ma in misura minore, al gruppo dei film italiani.

Una conferma della ‘stagione d’oro’ della Mostra pesarese costituita dal primo quadriennio furono poi gli incontri internazionali che annualmente vi si svolgevano: sia quelli sui concreti problemi della produzione, circolazione e diffusione del ‘nuovo cinema’ che ebbero luogo nel 1965, nel 1966 (in collaborazione con l’UNESCO), e nel 1967 come primo congresso del Centro internazionale per la diffusione del nuovo cinema, promosso dalla Mostra stessa; sia quelli dedicati a cineasti e/o cinematografie, generalmente organizzati in piccole rassegne specifiche, come Introduzione al nuovo cinema cecoslovacco (1965), Incontro col nuovo cinema tedesco (1966), Il New American Cinema (1967), Cinema latinoamericano: cultura come azione (1968, in occasione dell'anteprima mondiale de La hora de los hornos di Fernando E. Solanas e Octavio Getino), sia infine quelli più famosi "per una nuova critica", ovvero La critica e il nuovo cinema (1965), Per una nuova coscienza critica del linguaggio cinematografico (1966), Linguaggio e ideologia nel film (1967).

La prima stagione d’oro si chiuse con il Sessantotto, anno in cui – dopo la chiusura del Festival di Cannes contestato e interrotto dai cineasti – la Mostra fu la prima istituzione culturale italiana a essere contestata: ma la direzione spalancò le porte agli studenti e convocò un'assemblea davanti alla quale si dimise accettando un coordinamento tecnico che garantì la proiezione di tutti i film in programma ma non lo svolgimento delle iniziative collaterali.

La quinta Mostra, quella del 1969, fu spostata a settembre per il lungo lavorio di ricucitura istituzionale reso necessario dagli eventi del Sessantotto e, sulla carta, affidata a un Comitato ordinatore, composto da rappresentanti delle associazioni di base pesaresi; si trattò di un’edizione di passaggio, ancora molto simile alle precedenti, benché senza premi, cerimonie inaugurali e di chiusura. In programma trentadue lungometraggi (fra cui nove latinoamericani) e sedici cortometraggi (di cui dodici latinoamericani). Oltre ai latinoamericani, agli italiani (Pagine chiuse, 1968, di Gianni da Campo, Il rapporto, 1969, di Lionello Massobrio, Tabula rasa, 1969, di Gianpaolo Capovilla, Vieni, dolce morte, 1969, di Paolo Brunatto e i corti Nelda di Piero Bargellini e Lo spirito delle macchine di Franco Angeli), e ad altre produzioni europee e statunitensi, risultarono significative alcune opere filtrate attraverso le maglie, ristrettesi dopo la repressione praghese, della burocrazia esteuropea: film sovietici (di Sergej P. Urusevskij, Tolomush Okeev, Gleb A. Panfilov) nonché di cineasti magiari (Imre Gyöngyössy), romeni (Mircea Saucan) e bulgari (Georgi Stojanov). Si svolsero inoltre due brevi convegni: uno, Necessità e possibilità di un circuito alternativo, che portò alla decisione, attuata negli anni successivi, di sottotitolare e fare circolare alcuni film stranieri; l’altro, quasi obbligato dopo il Sessantotto, su Cinema e politica.
http://it.wikipedia.org/wiki/Mostra_internazionale_del_Nuovo_Cinema_di_Pesaro

giovedì 5 gennaio 2012

Mistero buffo

Dario Fo e Franca Rame in scena all’Auditorium Conciliazione di Roma, venerdì 20 gennaio 2012 (ore 21), con lo spettacolo “Mistero Buffo”.
“Esattamente 42 anni fa andavamo in scena a Milano con Mistero Buffo. Era il 1969. Recitavamo in un capannone di una piccola fabbrica dismessa dalle parti di Porta Romana che noi avevamo trasformato in una sala di teatro con il nostro gruppo. In quell’occasione Franca ed io ci alternavamo sul palcoscenico eseguendo monologhi di tradizione popolare, tratti da giullarate e fabliaux del medioevo, non solo italiane, ma provenienti da tutta Europa. Mistero Buffo cercava di dimostrare che esiste un teatro popolare di grande valore, nient’affatto succube o derivato da testi della tradizione erudita, espressione della cultura dominante. Oggi, dopo quasi mezzo secolo, torniamo in scena con una selezione di questo nostro spettacolo ‘dei primordi’. Non ci è stato facile decidere quali testi privilegiare. Siamo sicuri che durante questi prossimi mesi inseriremo qua e là altri testi e soprattutto andremo recitando all’improvviso in modo a dir poco esagerato. Ma dovete capire: per noi recitare non è solo un mestiere, ma è anche e soprattutto un divertimento. Che raggiunge il massimo del piacere quando riusciamo a inventarci nuove situazioni e buttare all’aria convenzioni e regole. Speriamo di comunicarvi questo nostro spasso e di riuscire a sorprendervi, farvi ridere e magari pensare”.
Dario Fo e Franca Rame
Fonte: http://www.rbcasting.com/eventi/2011/12/21/il-mistero-buffo-di-dario-fo-e-franca-rame/