Facendo seguito al post precedente, il caso Sottsass è emblematico di quello che è mancato all'Italia di quegli anni per compiere l'auspicato salto di qualità.
Dopo essersi laureato in architettura al politecnico di Torino nel 1939, inizia la sua attività a Milano nel 1947, dove ha sede il suo primo studio di design, che sarà il campo d'attività principale a partire dal 1958, contribuendo all'affermazione internazionale dell'Italian style.
Proprio in quell'anno inizia la sua collaborazione con Olivetti, dove è responsabile del settore "computer design". In circa trent'anni progetta per l'azienda di Ivrea numerosi oggetti tra cui la calcolatrice Logos 27 (1963), le macchine da scrivere Praxis 48 (1964), la celeberrima Valentina (con Perry King) e il sistema per ufficio Synthesis (1973).
Il progetto più importante è il computer Mainframe Elea 9003 (1959), grazie al quale vinse il Compasso D'Oro nel 1959.
È soprattutto nella progettazione dei mobili che la forza innovativa dell’ingegno di Sottsass non conosce ostacoli, facendo dell’architetto una figura centrale del design internazionale.
In anticipo sugli anni della contestazione, egli aveva indicato il design come strumento di critica sociale, aprendo la via alla grande stagione del radical design (1966 - 1972) e all’affermazione della necessità di una nuova estetica: più etica, sociale, politica. (corsivo nostro)
Deluso da un’industria sempre più vorace, Sottsass programma l’unione delle coeve suggestioni avanguardiste, Pop, poveriste e concettuali, con l’idea di un design "rasserenante", sostenitore di un consumismo alternativo a quello imposto dalla "società della pubblicità".
Come si vede le premesse c'erano tutte e gli anni successivi (della c.d. contestazione) richiederanno a gran voce più spazio per etica, società e politica (che poi erano le richieste del movimento di Comunità di Adriano Olivetti, azienda con la quale, non a caso, Sottsass collaborò per 30 anni.
Ovviamente, per sfortuna di noi posteri, quelle idee furono sconfitte, e non necessariamente per motivi solo economici, da una classe industriale che ha sempre ritenuto la ricerca estranea all'azienda.
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