All'inizio del giugno 1969 il progetto Fortuna-Baslini arrivò in Assemblea. Il dibattito subì vari rinvii per gli interventi ostruzionistici dei parlamentari democristiani. Si arrivò, così, al 10 novembre 1969 senza aver concluso nulla, per cui la LID decise di riprendere in mano la situazione, con un'iniziativa di Marco Pannella, il quale, insieme a Roberto Cicciomessere (segretario del PR) iniziò uno sciopero della fame davanti a Montecitorio, ottenendo l'impegno della D.C. ad una votazione entro la fine del mese. Infatti il 29 novembre la legge Fortuna venne approvata dalla Camera dei Deputati con 325 voti favorevoli e 283 contrari.
Solo l'anno dopo la legge fu varata da entrambi i rami del parlamento, contestualmente alle norme di introduzione del referendum abrogativo per la medesima.
C'è da dire che fu una battaglia di retroguardia: se la sinistra ortodossa era per "il libero amore", il mondo giovanile guardava alla "comune", sul modello hippy come alternativa alla famiglia tradizionale.
La convivenza era da scartare perché all'epoca i genitori non l'avrebbero consentito e così tutti finivano col scegliere la via più comoda e battuta.
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