Una parabola esemplare delle vicende di quegli anni è il romanzo di Luciano Bianciardi "la vita agra", del 1962, dal quale, due anni dopo, Carlo Lizzani trasse il film omonimo.
La vita agra, il romanzo che diede il successo a Luciano Bianciardi, è quella di un intellettuale che vive di collaborazioni editoriali nella Milano del boom economico.
C’è nel libro l’idea di un grande progetto, che poi si stempera nelle difficoltà della vita: sotto questo aspetto può paragonarsi a Fiorirà l’aspidistra di George Orwell, storia di un pubblicitario che si vergogna del proprio mestiere – che sarebbe poi quello di “fare rumore con il mestolo, agitando il pastone nel truogolo dei porci” – abbandona il posto ben retribuito in agenzia e fa una vita miserabile. La rabbia di Bianciardi ricorda anche quella di Morgan matto da legare, film anarchico di Karel Reisz, esponente del “free cinema” inglese di quegli anni, o anche quella di John Osborne, e con lui la generazione degli angry young men, che avevano in dispetto il manierismo e le convenzioni di un ordine puntigliosamente stabilito per dare lunga vita all’ingiustizia. Ma nel libro di Bianciardi c’è anche l’amore, un amore sconfinato per gli uomini veri, quelli che il protagonista aveva conosciuto a Grosseto, e che invano si sforza di riconoscere a Milano.
http://www.webalice.it/claudiusdubitatius/Trivium/Bianciardi.htm
Nella foto del 1960: lavori di costruzione del grattacielo Pirelli a Milano (127 metri dell'architetto Giò Ponti) che il protagonista del film sogna di far saltare.
Nel film hanno una piccola parte anche il solito Pippo Starnazza e Enzo Jannacci che interpreta se stesso in una esibizione al Santa Tecla che Bianciardi frequentava abitualmente.
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